Elena da Persico (1869-1948).
Elena nasce a Verona, ma vive la gran parte della sua vita nella villa di famiglia, ad Affi.
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Dopo aver conseguito il diploma di maestra elementare, nel 1895 comincia quella che sarà un’intensa attività di scrittrice e di giornalista con alcune traduzioni dal tedesco: nel 1901 inizia a scrivere - e poi ne assumerà la direzione dal 1904 al 1948 - per una nuova pubblicazione femminile, “Azione Muliebre”.
La rivista sarà uno strumento importantissimo per elevare le donne, per farle crescere culturalmente, per difendere i loro diritti: la riduzione dell’orario di lavoro, il riposo notturno e festivo, l’eliminazione dello sfruttamento del loro lavoro manuale. Ancora, Elena si batterà contro la tratta delle bianche, per un salario familiare sufficiente, si pronuncerà decisamente contro la guerra…
Dal 1903 Elena si dedica alla Protezione della Giovane e dal 1905 è la volta della Società Nazionale di Mutuo Soccorso. Infatti, le giovani, che venivano dalla campagna, dalle valli interne, dalla montagna, per cercare lavoro in una città, della quale non conoscevano i pericoli e gli inganni, spesso non sapevano dove andare: in città c’era sì il lavoro, ma esse ignoravano quasi completamente dove fosse un lavoro “pulito” ed erano esposte a ogni genere di ingiustizie.
Nel 1907 la da Persico prende parte, in qualità di relatrice e come esponente di punta del mondo cattolico, alla Settimana Sociale di Brescia e si avvia in questi anni la sua amicizia con il sociologo Giuseppe Toniolo, altra figura significativa in quel tempo dal punto di vista culturale. Partecipa all’organizzazione delle forze femminili cattoliche in Italia Settentrionale e successivamente alla fondazione delle Donne Cattoliche d’Italia.
Nel 1911 ha l’intuizione di fondare una “famiglia spirituale” di donne dedite all’apostolato nel mondo, ciascuna là dove era stata chiamata a vivere e a operare: il pieno inserimento secolare e uno stile di indiscussa laicità ne saranno i “contrassegni”, secondo la “linea” della contemplazione nell’azione.
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La “Contessina” dà poi vita a un bollettino per le operaie e si adopera incessantemente per l’organizzazione delle lavoratrici in associazioni, gruppi, unioni, circoli; pensa anche alle contadine e per loro uscirà una pubblicazione apposita; si preoccupa per le studentesse e in generale per la cultura femminile: fonda biblioteche circolanti, si occupa di scuole di formazione religiosa e professionale. Si sposta continuamente in tutta Italia per conferenze e dibattiti e per aiutare le donne a dar vita ad associazioni e gruppi.
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​Intanto l’età avanza, eppure nel 1946 la vediamo consigliere comunale ad Affi e il 18 aprile 1948, ormai malata, poche settimane prima di morire, vuole compiere il suo dovere di cittadina e si fa accompagnare a votare, chiedendo dalle pagine della sua rivista a tutte le donne di non mancare a quell’importante appuntamento.